Maggio, verso la fine

I libri sul tavolo del salotto iniziati e non finiti, sempre uno nuovo, sempre uno ad accrescere la pila: Alice Munro accanto a Giovanni De Luna, resistenza e in fuga, inconciliabili aspetti di uno stesso cuore; Elisabeth Strout fa coppia con Fernando Pessoa e ancora non sai se si sono già amati o un giorno, forse, si si ameranno.

La gatta si stira sul divano e Lalolle torna: si avvicina giugno, ormai, anche se le nuvole grigie sono gonfie di pioggia.

In cucina le tazze sul lavello sono orlate di caffè, e la caffettiera ha macchiato i fornelli; devi passare la spugna, un bel po’ di detersivo; devi pulire riordinare mettere a posto, devi riorganizzare gli spazi, la tua vita. Anche il guanto da forno è macchiato, le presine hanno diverse bruciature ma l’orchidea alla finestra è in fiore.

Domani Ice partirà presto, non la accompagnerai: si è lanciato dal tetto, quel minuscolo passero.

Il tavolo di vetro del soggiorno è pieno di ditate ed i graffi, ormai, non lasciano scampo: sono rughe poco profonde, rughe sottili, segni indelebili, ma senza segni non c’è storia, non c’è narrazione. Ripulirai, ma i graffi no, quelli non se ne andranno; saranno segno di un tempo lungo, vissuto giorno dopo giorno.

Un raggio di sole si fa strada, arriva a colpire le tue dita che battono veloci sui tasti e scrivono:  una lunga collana di parole, frasi che si intrecciano, storie che iniziano, personaggi che si incontrano.

Verso sera si è placato il temporale, le pozzanghere rispecchiano un cielo che non è ancora sgombro ma promette il sereno.

I ricordi che si affastellano hanno lo stesso odore della terra bagnata, lo stesso turgore colmo: è dolce ripensare a tutta la strada che hai dietro le spalle.

Più innanzi, si indovina il mare

 

Gli anni si accavallano a riccioli di spuma 

Gli anni si accavallano a riccioli di spuma
e a intermittenti ondate nere.
Mi divide dal mare una spiaggia che cresce
nel cuore della notte e mi ributta
relitti di naufragi.

Bel museo in disordine. Gli oggetti
non sono compatibili. Fra i libri
della mia adolescenza vigoreggiano
i balocchi dei figli, ed a brandelli
sfilacciati il mio abito da sposa.

Non si riposa il mare. E mi pretende
vigile a contemplare quanto resta
sul campo di battaglia. In prospettiva
si inazzurra il passato. E benedico
i miei e altrui peccati.

Maria Luisa Spaziani