Primo giugno, fra poco

E’ il caldo arrivato all’improvviso – dormire nudi con il piumone avvoltolato in fondo ai piedi – che dà il passo ai giorni; è il caffè lasciato raffreddare per non bruciarsi ancora una volta, è la ricerca affannosa nell’armadio di qualcosa di leggero da indossare domattina, è giugno  – domani.
Trillano gli uccelli, sembrano sorridere al cielo azzurro, sgombro di nubi: è felice questa stagione, realizza ciò che ha promesso prima; c’è gialla e rossa l’aria, solcata appena dal rombo di un aereo che passa alto e svanisce oltre l’Appennino.
Primo giugno, domani: prometti che ricorderai – lo pensi mentre scrivi anche se non scrivi di lui; preghi di avere ancora tempo e capacità, speri di farcela – una riga dietro l’altra, una catena di parole che formano frasi che faranno la sua storia – finchè memoria ti sorreggerà.
Ti affacci alla finestra e guardi il cielo, senti il tubare della tortorella che accanto al comignolo ha fatto il nido; respiri il caldo della sera quieta, l’odore dei gelsomini.
Primo giugno, domani.
Cielo di Giugno
Cielo di giugno, azzurra giovinezza
dell’anno; ed allegrezza
di rondini sfreccianti in folli giri
nell’aria. Ombre, ombre d’ali
vedo guizzar sul bianco arroventato
del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
vive al mio sguardo più dell’ali vere.
Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
parole d’un linguaggio
perduto; e le cancellano
ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.
Ada Negri

Stasera i glicini

Stasera vorresti raccontare dei glicini, fiori generosi, grappoli profumati e opulenti, abbondante bontà e grandezza di aprile.

C’è un leggero vento quasi caldo tutto intorno, una moltitudine di stelle che palpitano – più in alto, molto più in alto – e lontano l’abbaiare triste di un cane. Lungo la strada, illuminato da un lampione, un pergolato di glicini che si protendono verso l’asfalto e sembrano lacrime.

Stasera vorresti raccontare dei glicini ma è tardi, le stoviglie in cucina sono cadute e un’onda di rabbia e di pena ti porta lontano. Il televisore disturba i ricordi, le voci confondono.

Avresti raccontato dei glicini.

IL PERGOLATO DI GLICINI 

Solaria,
il vento del sud scrolla e devasta il tuo pergolato di glicini. 
Ne piombano a terra i corimbi, chicchi violetti di grandine, 
pesanti d’un peso di morte. 
Così a te traboccan dagli occhi,
nell’ora del torbido amore, le lacrime; 
ma non si raccoglie il pianto d’amore,
non si raccolgono i fiori caduti del glicine. 

Ada Negri